Elusione delle direttive dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, diffusione di dati fuorvianti su regolarità e puntualità del servizio, erogazione sul dato demografico anziché del fabbisogno. Basterebbero questi dati denunciati oggi dal Comitato Pendolari di Frattamaggiore a spiegare il perché in pochi anni il servizio di trasporto pubblico su ferro nel comprensorio a nord di Napoli ha perso oltre il 40% degli utenti: oltre 2000 cittadini ex pendolari che hanno gettato l’abbonamento e sono tornati sulle loro auto con tutto quel che ne consegue.Siamo la Regione che ha speso 30 milioni di euro per una tratta, l’Avellino Rocchetta, che serve 100 passeggeri al mese e non ha mosso un dito per quella Avesa-Napoli che ne conta oltre 2000 al giorno; siamo l’unica Regione che non impone sanzioni pecuniarie ma chiede servizi aggiuntivi che però non restituisce chi ha subito i disagi ma li elargisce altrove.E’ evidente che all’attività ispettiva va aggiunto un serio ripensamento delle politiche del trasporto pubblico su ferro e, viste le logiche attuali, anche su gomma e marittimo.