Il dossier sugli Atenei di AlmaLaurea scatta una fotografia alquanto impietosa sul presente e sul futuro dei nostri laureati in Campania. Per loro meno lavoro e salari più bassi! Eppure l’attento studio di AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione dei laureati italiani rileva come le facoltà universitarie della nostra Regione non abbiano nulla da invidiare a quelle del centro o del nord di Italia in termini di infrastrutture e qualità dei docenti.
Dalla ricerca effettuata su un campione di oltre 26.699 laureati del 2015, tra i quali 15.048 di primo livello, 7.541 magistrali biennali e 3.530 a ciclo unico (ed altri con laurea pre-riforma), emerge una difficoltà rilevante nell’inserimento nel mondo lavorativo. Tra i laureati di primo livello che non hanno voluto proseguire il ciclo universitario di studi (circa il 65% lo ha fatto) il tasso di occupazione è significativamente al di sotto della madia nazionale: solo il 53% trova un occupazione e di questi, solo il 43% la trova stabile e con un salario medio di 957 euro netti mensili. Analogamente, solo il 60% dei laureati magistrali biennali campani trova lavoro, peraltro con un salario netto di 1.049 euro al mese (la media nazionale è di 1.132 euro mensili).
E’ interessante notare che circa l’ 80% dei laureati che lavorano, trovano occupazione nel settore privato (il 70% in quello dei servizi), mentre la rimanente parte nella Pubblica Amministrazione. Nella quale, direi, il vero rinnovamento non può che passare che dal ricambio generazionale.
Da un accurato esame dei dati sono sempre convinto dell’indispensabilità di un patto generazionale che riequilibri in qualche modo la distribuzione dei posti di lavoro ed una più equa riorganizzazione del sistema del welfare. I dati AlmaLaurea dicono con chiarezza che il sistema lavoro della Campania necessita di una significativa trasformazione che renda giustizia alle alte competenze dei nostri giovani laureati, sia in termini professionali che salariali. Tale cambio di rotta può avvenire inserendo nello statuto regionale il principio dell’equità generazionale da applicare sia nella Pubblica amministrazione che nel settore privato. La staffetta tra giovani e meno giovani determina un sistema lavorativo virtuoso e di rigenerazione, caratterizzato da premialità fiscali reali e tangibili per il datore di lavoro, sia esso pubblico che privato.
E questa è la mia battaglia!!!