Signor Presidente, signori Assessori, Colleghi consiglieri,
arrivando in quest’Aula, qualche giornalista mi ha quasi rimproverato del fatto che la mozione di sfiducia che ho ritenuto dover promuovere rinvia a fatti accaduti nel mese di novembre scorso.
Cioè a circa tre mesi fa. Un tempo biblico, dal punto di vista politico.
Per questo ritengo opportuno ricordare che non è stato possibile discutere prima questa mozione non certo per sciatteria o cattiva volontà ma perché andavano rispettate alcune prescrizioni dello Statuto del Consiglio regionale della Campania.
Come è noto, infatti, il nostro ordinamento impedisce, nel corso della sessione dedicata al Bilancio, la presentazione e la discussione di documenti e atti non pertinenti la manovra finanziaria regionale. E questo spiega perché, su fatti verificatisi nel periodo di novembre 2015 abbiamo dovuto attendere gennaio 2016.
E, comunque, devo anche ricordare, siamo stati noi a chiedere ed ad ottenere che il presidente De Luca venisse in Aula, a dicembre scorso, a chiarire il caso sul quale abbiamo poi deciso di presentare la mozione.
Fatta questa doverosa precisazione, rilevo invece con piacere la disponibilità espressa dal Presidente De Luca ad inserirla all’ordine del girono della prima seduta utile.
E vado al dunque.
Il caso di cui discutiamo è noto ed è una vicenda sulla quale è stata accesa la cattiva luce dei riflettori della cronaca nazionale.
Naturalmente non parliamo delle dimissioni del dottor Carmelo Mastursi in sé.
Per cultura politica riteniamo che la scelta delle dimissioni da un incarico attengano a scelte di opportunità personale e politica. Nelle quali non entriamo.
Né parliamo del merito delle motivazioni vere che hanno portato a quelle dimissioni. Non ci compete. Sono ragioni e circostanze che esulano dalla nostra attività politico-istituzionale e che non riguardano dunque il nostro mestiere di consiglieri regionali.
Il fatto è che, però, quelle dimissioni hanno dato vita a un’altra a vicenda. Un fatto politico che non possiamo né ignorare, né sottacere. E parlo della violazione del principio di trasparenza al quale deve, non dovrebbe, essere improntata l’azione amministrativa, l’azione politica svolta nelle istituzioni.
Questo principio, colleghi consiglieri, lo troviamo sancito anche nell’articolo 11 del nostro Statuto. Laddove si parla di trasparenza e di partecipazione dei cittadini.
Un principio che abbiamo recepito come valore assoluto e cristallizzato persino nella rubrica del Titolo III del nostro Statuto.
Ma andiamo ai fatti, ben noti, del novembre scorso.
Affermare, come è stato fatto dall’Ufficio Stampa del governo regionale, che le dimissioni del dottor Mastrusi erano state dettate dall’impossibilità di svolgere pienamente due incarichi (quello di Capo della Segreteria del Presidente e quello del Coordinamento Organizzativo del PD), è stata una palese violazione del dovere di trasparenza.
Le vere ragioni di quelle dimissioni erano altre e, ribadisco, non vi entriamo nel merito.
Non conosciamo le ragioni per le quali si è inteso dare una versione così maldestra e poco credibile di quella decisione ma certamente non possiamo accettare quella, che pure successivamente è stata invocata, della riservatezza del caso, del riserbo.
Il dovere della riservatezza è sempre indispensabile, colleghi consiglieri, ma non giustifica infatti la simulazione o peggio le frottole.
In questo senso ci ritroviamo di fronte a due circostanze politicamente rilevanti: 1) la violazione del dovere di trasparenza, quella trasparenza che è dovuta ai cittadini:
2) un uso quanto meno improprio degli Uffici della Regione, nel caso specifico, dell’Ufficio Stampa.
Ma questo accadeva il 7 novembre scorso.
Fino al 18 novembre il Presidente De Luca, forse sempre per ragioni di riservatezza, ha continuato a sostenere di non sapere nulla dell’inchiesta che aveva determinato le dimissioni del dottor Mastursi, salvo, poi, a pubblicare sul portale della Regione un documento datato 29 ottobre che lo smentiva nei fatti.
Ma è storia nota. Così come è noto il discredito che questa vicenda ha gettato sulla Campania.
La credibilità della nostra regione, – signor Presidente, colleghi consiglieri -, è un valore.
E’ un valore prezioso per tutti i cittadini. Con la credibilità in tasca puoi sederti a qualsiasi tavolo istituzionale o politico a testa alta. Senza credibilità non si va da nessuna parte.
Il fatto è che, al di là delle specifiche vicende sulla violazione del principio di trasparenza, la credibilità della nostra regione ha subito e sta subendo un nuovo declino.
Ne è testimonianza, ad esempio, il fallimento delle trattative col Governo sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale con una perdita per la Campania, di ben 50 milioni di euro.
Ma a testimoniarlo ci sono tante altre vicende politiche, di inefficacia di un’azione di governo fatta per lo più di annunci.
Credibilità significa rispondere alle interrogazioni, credibilità significa presentarsi alle audizioni. Credibilità vuol dire trasparenza nei fatti e non opacità nei comportamenti politici.
Io, personalmente, non ho mai avuto il piacere di una risposta ad una mia interrogazione.
Eppure ne ho presentate ben tre e su questioni, credo, rilevanti.
Una prima sul rischio del disimpegno dei fondi stanziati per i lavori della Circumvesuviana nella tratta Saviano-Feudo-Nola. Lavori per 30 milioni di euro. Una seconda sulla ben nota vicenda della promozione della regione Campania sui social media. Una terza sulla mancata realizzazione del “Collettore fognario Giugliano – Melito – Sant’Antimo”
Tre interrogazioni, tre domande, nessuna risposta. Non un segnale di vita.
Per questo, e vado a chiudere, questa mozione, è ancor più un atto dovuto.
E’ un atto dovuto ai cittadini, ai quali bisogna rivolgersi sempre con chiarezza piuttosto che con annunci, slogan e battute ad effetto.
Ed è un atto dovuto a quest’Aula che li rappresenta.
Un’Aula alla quale mi appello perché sostenga le ragioni di questa mozione che è certamente la prima e che, qualora non dovesse sortire l’effetto sperato, credo non sarà nemmeno l’ultima.
Grazie