La violenza contro le donne: una piaga sociale

La violenza contro le donne: una piaga sociale

“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”.

William Shakespeare

Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, secondo l’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali sono 62 milioni le donne che in Europa hanno subito violenze. In Italia, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, sono 6 milioni 788 mila, ovvero il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. La violenza sulle donne resta, dunque, una piaga sociale nel nostro Paese e tanto è ancora più vero e sconcertante se si pensa che le violenze più gravi avvengono in famiglia ed in contesti che dovrebbero essere considerati protetti. Ancor più grave e forse ancora troppo taciuto è il fatto che spesso i danni fisici, quelli visibili, quelli “misurabili”, sono solo una parte di ciò che le donne subiscono. I lividi, per quanto dolorosi, prima o poi passano. Le ferite dell’anima, invece, quelle più profonde, restano indelebili e generano danni psicologici permanenti. Siamo, dunque, lieti di celebrare oggi la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne ma determinati nel dire che bisogna sempre tenere alta l’attenzione sul tema e lavorare, sul piano politico ma anche nella società civile, per far sì che tale drammatico fenomeno abbia una fine e, soprattutto, per avere pene certe per coloro che commettono tali crimini. FI da sempre pone un’attenzione particolate alla lotta contro la violenza sulle donne: è, infatti, del Governo Berlusconi il Decreto Legge 11/2009 che, per la prima volta in Italia, ha identificato e normato il reato di stalking. La Regione Campania, con il centrodestra al governo, ha sostenuto con forza l’approvazione della normativa nazionale che ha portato alla definizione dei requisiti minimi dei centri antiviolenza comuni a tutte le regioni.

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