Sisma Irpinia: mantenere viva la memoria

Sisma Irpinia: mantenere viva la memoria

Quel giorno del terremoto dell’80 non c’ero, non ero ancora nato. Quel dramma, impressionante l’ho poi ‘vissuto’ dal racconto, nel ricordo dei miei familiari, degli amici più grandi, nel fiume di inchiostro che ancora oggi scorre su quei terribili 90 secondi, sui quasi tremila morti, sui feriti, a migliaia, sui 300mila senza tetto.

Un fiume di inchiostro che racconta del dolore immenso di chi l’ha vissuto e di uno Stato impreparato davanti a una tragedia di quelle dimensioni:  con i soccorsi che tardavano ad arrivare e stentavano a coordinarsi. “Fate presto”, fu forse il titolo di giornale che meglio di ogni altro descriveva i giorni successivi al terremoto.

Quella pagina non fu però solo e soltanto nera perché, per quanto possibile, fu rischiarata dalla luce dell’impegno delle migliaia di giovani e non che da tutta Italia accorsero per aiutare le popolazioni, ad alleviarne le sofferenze.

Nacque qualcosa di un nuovo, un nuovo concetto di soccorso volontario, di “volontariato”. Da prima linea nelle calamità. Quel nuovo che nel ’92 diede vita al Servizio Nazionale di Protezione Civile, oggi regionalizzato e di cui andiamo fieri.

Oggi, il modo migliore per ricordare, non può che tradursi in un ulteriore sforzo, in un nuovo impegno a rafforzare e organizzare questa poderosa macchina dei soccorsi. Fatta di enti, di volontari, di cittadini dotati di una straordinaria sensibilità, di un eccezionale senso di solidarietà. Gli angeli del fango di Genova e Benevento. In Campania questi angeli, giovani e meno giovani, sono tantissimi. Sono encomiabili e vanno valorizzati. Serve un albo, un Albo Regionale del Volontariato da Emergenze e Calamità. Lavorare all’istituzione di questo organismo di volontariato sarà il mio impegno, il mio per ricordare i tragici fatti di quel tragico 23 novembre dell’80.

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