Il Documento di Economia e Finanza presentato da Matteo Renzi è stato definito da il Sole 24 Ore un “assegno post-datato” perché lì dentro si guarda al futuro sostenendo di voler tagliare gli sprechi e non le prestazioni e di non voler aumentare le tasse bensì di volerle diminuire.
I sindaci, ma anche i presidenti di Regione, che in sei anni potrebbero vedersi tagliare ben 30 miliardi di euro, trovandosi così costretti ad imporre nuove tasse locali, hanno capito il giochino e sono in rivolta. Lo scherzetto di Renzi è chiaro: caro contribuente, noi ti alleggeriamo le tasse e i sindaci le tasche. Potremo parafrasarlo con un famoso motivo di Celentano “… il Def dei desideri che all’incontrario va”.
Come consuetudine si dice cosa ma non come e si tralascia di sottolineare che si parte con una zavorra di 16 miliardi di euro che scatterà automaticamente con le famose clausole di salvaguardia, che interesseranno l’aumento dell’Iva oppure un “bellissimo” taglio alle agevolazioni fiscali qualora non si riuscissero a recuperare almeno 6,5 miliardi l’anno dal riordino dei bonus.
Il rischio c’è e si sente e non è eredità dal passato bensì dall’ultima finanziaria firmata ovviamente Renzi.
Il vaso è colmo e a rilevarlo c’è un indicatore principe: l’incazzatura di Piero Fassino. E per far perdere le staffe a Fassino….